DE e la Malattia di La Peyronie: opzioni di trattamento
La malattia di La Peyronie è caratterizzata dalla formazione di placche fibrotiche a livello della tunica albuginea dei corpi cavernosi con conseguente deformità dell’asta peniena. Alla base di tale patologia, presente soprattutto oltre i cinquant’anni, sembrerebbe esserci una alterazione nella elasticità delle fibre collagene e quindi una minore resistenza in caso di tensione delle stesse.
I sintomi più comuni che si associano alla curvatura dei corpi cavernosi sono il dolore ed un grado variabile di disfunzione erettile generalmente non autolimitanti. Per questo motivo sono presenti un ventaglio di possibilità terapeutiche che vanno dalla terapia orale ed intralesionale (i cui risultati ad oggi non hanno dimostrato un’efficacia statisticamente significativa) alla chirurgia.
- Terapia farmaco-fisica: prevede terapie farmacologiche orali o per iniezione locale, e terapie fisiche, quali la ionoforesi, gli ultrasuoni, il laser, le onde d’urto.
Tali terapie sono indicate nelle fasi iniziali della malattia - Terapia chirurgica: è indicata per correggere le deformazioni causate nel pene dalla malattia. Comprende tecniche conservative (corporoplastiche di raddrizzamento) e interventi sulla placca, con impiego di innesti di tessuto.
Quando l’induratio penis plastica si associa a disfunzione erettile, l’impianto di una protesi peniena costituisce una soluzione eccellente, perché in grado di risolvere contemporaneamente il problema di erezione e l’incurvamento del pene
Le opzioni chirurgiche sono eleggibili nei casi in cui la curvatura è incompatibile con la penetrazione vaginale, nei pazienti in cui è documentato un associato deficit erettile ed, infine, nei casi in cui l’incurvamento causi significativi disturbi psicologici al paziente. Il raggiungimento di una buona rettilineizzazione dell’asta peniena può essere raggiunto dal chirurgo incidendo la tunica albuginea controlateralmente rispetto alla placca responsabile dell’incurvamento (tecnica di Nesbit o varie tecniche simili di incisione e/o plicatura controlaterale) o con l’escissione della placca stessa e il successivo innesto di tessuto autologo o sintetico.
Laddove è presente un contemporaneo deficit erettile si preferisce eseguire un unico intervento per raggiungere entrambi gli obiettivi di raddrizzamento e rigidità peniena attraverso l’inserimento all’interno dei corpi cavernosi di protesi peniene malleabili o, meglio, idrauliche sfruttandone l’azione traente che esse esercitano costantemente opponendosi alla retrazione causata dalla fibrosi in atto.
L’impianto di protesi peniene rappresenta, quindi, un’opzione dedicata ai pazienti in cui la malattia di Peyronie si associa alla contemporanea presenza di deficit erettile. In questi casi, si procede in un primo momento al rimodellamento dell’asta peniena mediante le tecniche precedentemente descritte e, quindi, all’impianto di una protesi peniena. L’impianto di una protesi peniena in questi pazienti risulta essere più complessa a causa della diffusa fibrosi all’interno dei corpi cavernosi ma il risultato finale, comunque, ha dimostrato che questa opzione terapeutica è estremamente gradita sia ai pazienti che alle loro partners.
Quali sono le opzioni non chirurgiche
L’obiettivo della terapia è mantenere o ottenere nuovamente la funzione sessuale raddrizzando il pene. Le terapie includono:
- Farmaci per via orale
- Trattamento locale per mezzo di corrente elettrica (iontoforesi)
- Iniezioni di Verapamil nella placca
- Allungamento meccanico tramite pompe a vuoto o estensori penieni esterni
La terapia andrebbe scelta appositamente secondo i bisogni del paziente e dovrebbero essere presi in considerazione il grado di curvatura del pene, la gravità dell’accorciamento, la presenza di restringimenti e se si è affetti da disfunzione erettile.
Opzioni chirurgiche
Sebbene possa sembrare critico, la terapia chirurgica può risultare davvero efficace nel ripristinare la funzione sessuale. Ci sono tre tecniche:
- Ricostruzione chirurgica del pene con o senza innesto
- Sistemazione di una protesi peniena tramite tecniche di raddrizzamento
- Accorciamento del lato lungo (non affetto dalla malattia)
La formazione di tessuto cicatriziale su un lato del pene, renderà quel lato più corto, con il risultato di una curvatura (Figura 1). Accorciare la parte più lunga del pene può aiutare a creare una lunghezza equa su entrambi i lati (Figura 2). Sebbene possa capitare di dover accorciare un lato del pene, la quantità eliminata è di solito meno di 2 cm. Questa procedura è usata solitamente per i casi meno gravi di La Peyronie.
Innesto eterologo
Il tessuto cicatriziale viene inciso o parzialmente rimosso dal lato più corto (quello affetto dalla malattia). Dopo la rimozione di questo tessuto, il difetto viene coperto con del materiale biologico morbido (Figura 3). Il materiale dell’innesto offerto da Coloplast (disponibile solo negli Stati Uniti) è stato utilizzato in più di 2 milioni di trapianti senza alcun caso di infezione (cf. 3). Dona un sostegno sicuro e naturale nei momenti in cui è richiesta maggior forza e protezione. (cf. 4)
La lunghezza del pene dopo l’intervento equivale approssimativamente alla lunghezza del lato più lungo del pene. Questa procedura è usata per gli uomini affetti da stadi più severi della malattia e che non soffrono di disfunzione erettile (DE).
Protesi peniena
Per gli uomini colpiti da disfunzione erettile e dalla malattia di La Peyronie, una protesi peniena può risultare la soluzione migliore (Figura 4), seguita da un raddrizzamento manuale del pene.
Cosa aspettarsi dall’intervento chirurgico per la malattia di La Peyronie?
Come qualsiasi procedura chirurgica, ci sono molte cose da prendere in considerazione. Assicurati di parlare di tutti i possibili effetti con il tuo medico e continua ad informarti sui rischi associati a questo tipo di trattamento.
La chirurgia per correggere la malattia di La Peyronie può avere delle complicanze riportate qui di seguito. Per qualsiasi dubbio, parla con il tuo medico prima di proseguire con la procedura.
- Cambiamento nella sensibilità del pene (di solito scompare in uno o due mesi dopo l’intervento)
- Curvatura ricorrente (raro se la deformità si è mantenuta stabile nei 6 – 9 mesi antecedenti l’intervento chirurgico)
- Disfunzione erettile (bassa probabilità che si verifichi negli uomini con erezioni forti nel periodo pre-operatorio)
- Accorciamento del pene (minimo, se proprio necessario)
- Perdite di sangue e infezioni sono complicazioni associate alla maggior parte delle procedure chirurgiche, ma sono alquanto rare per questo tipo di intervento
Domande frequenti sulla malattia di La Peyronie
L’intervento chirurgico è una questione delicata, perciò è naturale avere delle domande. Ne abbiamo raccolte alcune più comuni qui di seguito.
L’obiettivo dell’intervento non è rendere il pene perfettamente dritto, ma che funzioni. E il 98% dei casi raggiunge tale obiettivo (cf. 7).
La perdita di elasticità che si verifica con la malattia può ridurre la lunghezza del pene. Inoltre tale lunghezza può variare in base al trattamento scelto.
L’intervento chirurgico che corregge la curvatura non si focalizza sulla rigidità o sulla forza dell’erezione. La disfunzione erettile è una condizione che può essere curata separatamente.
La disfunzione erettile colpisce circa 30 milioni di uomini (cf. 8). Esistono molte opzioni terapeutiche che possono migliorare la qualità delle tue erezioni, compreso:
- Terapia per via orale
- Iniezioni nel pene
- Generatori di vuoto
- Supposte intrauretrali
- Protesi peniena
- Prendi appuntamento con uno specialista della malattia di La Peyronie e della disfunzione erettile
- Vai preparato con tutte le domande da fare
- Parla delle tue possibili opzioni terapeutiche