Tra le cause del disturbo anche fattori di natura psicologica
L’azienda ospedaliera Garibaldi di Nesima è l’unico centro in Sicilia che garantisce interventi di protesi peniena con una periodicità costante di una volta al mese, in base a un ordine di prenotazione.
Il diabete, l’alcolismo cronico, le malattie renali e neurologiche, la dipendenza dal tabacco, così come la mancanza di esercizio motorio sono le cause fisiche e fisiologiche più comuni da cui deriva l’impotenza che spesso è scatenata da fattori di natura psicologica. In questo caso i problemi sono causati da stress, bassa autostima e dal senso d’inferiorità, oltre che dalla vergogna e dall’imbarazzo a compiere l’atto sessuale.
Le statistiche dimostrano che la disfunzione erettile colpisce maggiormente le persone di una certa età, ma negli ultimi anni si sono registrati casi di impotenza nei giovani.
Questo disturbo può essere trattato con successo a qualsiasi età. Lo spiega Marco Certo, dirigente medico del reparto di urologia e andrologia dell’ospedale Garibaldi Nesima: «Tutte le fasce d’età possono soffrire di disfunzione erettile.
A provocarla, infatti, sono anche alcune patologie congenite. Le protesi sono garantite a vita e se dovesse accadere qualche inconveniente, il paziente godrà sempre di assistenza».
Dott. Certo, quando va fatta la protesi peniena?
«Quando i pazienti non rispondono alla terapia farmacologica, che sia la “pillola blu” o la terapia intracavernosa (cioè le punture nel pene prima del rapporto), perché soffrono di altre patologie.
Parliamo di malattie congenite come l’anemia mediterranea o l’emofilia che sviluppano il fenomeno di una erezione molto prolungata e priva di piacere a causa della quale vengono danneggiati in maniera irreversibile i corpi cavernosi. Esistono anche cause oncologiche, traumatiche o chirurgiche a seguito di importanti interventi all’apparato urinario o al bacino in generale».
Come funziona?
«Oggi vengono usate le protesi idrauliche tricomponenti. Una piccola pompa viene posizionata nello scroto. Premendola, il fluido che si trova in un serbatoio, viene trasferito attraverso un circuito di tubi ai cilindri che si trovano all’interno del pene. La pompa è dotata di una valvola unidirezionale che viene disattivata manualmente. I cilindri, riempendosi di fluido, si gonfiano provocando l’erezione che può essere mantenuta per il tempo desiderato.
Non appena la valvola della pompa viene disattivata, il fluido rientra nel serbatoio facendo ritornare il pene allo
stato di riposo. Per impiantare il dispositivo viene fatta un’incisione alla base del pene attraverso la quale i cilindri vengono posizionati al suo interno. Il serbatoio è localizzato nell’addome accanto alla vescica. Esso ha la semplice funzione di contenere il fluido necessario al gonfiaggio dei cilindri per il raggiungimento dell’erezione. L’intervento dura da 90 a 120 minuti. Al termine dell’operazione il chirurgo lascia l’impianto un pò gonfio e ricopre il pene con una benda. Il ricovero in ospedale dura circa 2 o 3 giorni. È un sistema assolutamente nascosto, sa della protesi solo chi ce l’ha. Il paziente non perde né la sensibilità né l’orgasmo e l’eiaculazione».
Quanti interventi eseguite in media al mese?
«Con la convenzione ospedaliera uno al mese. Ma a pagamento ne facciamo sempre molti di più. Ci sono liste d’attesa
lunghe. Chi non vuole aspettare affronterà una spesa notevole. La protesi infatti è molto costosa e non tutti gli
ospedali riescono a comprarne una al mese».
Quanto conta il parere della moglie o della compagna per l’uomo che vuole compiere questo passo?
«In genere non è valutata l’opinione della moglie ma quella dell’ “amica”. I pazienti si rivolgono a noi accompagnati dalle partner stabili, il cui ruolo sarà quello di curarli durante la degenza e la convalescenza. Ma poi…».
Autore: Pierangela Cannone
Articolo tratto da “La Sicilia”, pubblicato il 30/06/2013