Incontinenza Impotenza https://incontinenzaimpotenza.it Wed, 03 Jan 2018 14:18:45 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.2 Incontinenza urinaria, Coloplast a fianco delle donne https://incontinenzaimpotenza.it/incontinenza-urinaria-coloplast-fianco-delle-donne/ <![CDATA[Alex]]> Wed, 03 Jan 2018 10:58:42 +0000 <![CDATA[News & Link Utili]]> <![CDATA[coloplast]]> <![CDATA[donne]]> <![CDATA[incontinenza]]> <![CDATA[sforzo]]> <![CDATA[sling]]> https://incontinenzaimpotenza.it/?p=1993 <![CDATA[

L’incontinenza urinaria si riferisce ad una perdita involontaria di urina e colpisce 200 milioni di persone in tutto il mondo. Se si verifica a seguito di sforzi o attività fisica è conosciuta come incontinenza urinaria da sforzo (IUS). Le attività tipiche che possono provocare perdita di urina sono: correre, saltare, tossire, starnutire, ridere e persino [...]

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L’incontinenza urinaria si riferisce ad una perdita involontaria di urina e colpisce 200 milioni di persone in tutto il mondo.
Se si verifica a seguito di sforzi o attività fisica è conosciuta come incontinenza urinaria da sforzo (IUS). Le attività tipiche che possono provocare perdita di urina sono: correre, saltare, tossire, starnutire, ridere e persino intrattenere rapporti sessuali.
Per risolvere questo problema, esistono due opzioni terapeutiche, quelle non chirurgiche e quelle chirurgiche. Le prime, includono esercizi dei muscoli pelvici, indumenti intimi protettivi, terapia rieducativa, cateteri, pessari vaginali e iniezioni di agente volumizzante. L’impianto di una sling invece, è l’opzione chirurgica meno invasiva comunemente usata per correggere l’incontinenza urinaria da sforzo. Ci sono molte tipologie diverse di sling e diverse tecniche per impiantarle. Coloplast offre una gamma di sling sintetiche costituite da un monofilamento in polipropilene che, una volta impiantate, si integrano con i tessuti per fungere da supporto all’uretra. Indipendentemente dal tipo, tutte le sling sono posizionate nella vagina attraverso una piccola incisione sotto l’uretra. Una volta che la sling è stata posizionata correttamente, forma un sostegno sotto l’uretra che dà supporto evitando perdite di urina durante attività o sforzi.

Fonte: Rivista “Sanità&Benessere”, Dicembre 2017

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Incontinenza urinaria da sforzo, ecco cause e rimedi https://incontinenzaimpotenza.it/incontinenza-urinaria-sforzo-cause-rimedi/ <![CDATA[Alex]]> Wed, 03 Jan 2018 10:47:31 +0000 <![CDATA[News & Link Utili]]> <![CDATA[incontinenza]]> https://incontinenzaimpotenza.it/?p=1986 <![CDATA[

Ad elencarceli il Dott. Baccichet, Direttore della U.O.C. di Ostetricia e Ginecologia del Presidio Ospedaliero di Oderzo – ULSS n. 2 Marca Trevigiana Si definisce incontinenza urinaria da sforzo la perdita involontaria di urina sotto sforzo (colpo di tosse, starnuto, camminata), in assenza di attività del muscolo vescicale, ossia senza stimolo. A parlarci di questo disturbo, [...]

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Ad elencarceli il Dott. Baccichet, Direttore della U.O.C. di Ostetricia e Ginecologia del Presidio Ospedaliero di Oderzo – ULSS n. 2 Marca Trevigiana

Si definisce incontinenza urinaria da sforzo la perdita involontaria di urina sotto sforzo (colpo di tosse, starnuto, camminata), in assenza di attività del muscolo vescicale, ossia senza stimolo. A parlarci di questo disturbo, il Dott. Roberto Baccichet, Direttore della U.O.C. di Ostetricia e Ginecologia del Presidio Ospedaliero di Oderzo e del suo Servizio di Uroginecologia – ULSS n. 2 Marca Trevigiana. Laureatosi in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Trieste, dove ha successivamente frequentato la Clinica Ostetrico-Ginecologica, è Presidente G.L.U.P. (Gruppo di Lavoro in Uroginecologia e Pavimento Pelvico), società scientifica italiana di uroginecologia affiliata all’EUGA (Società Europea di Uroginecologia), nonché componente del Tavolo Tecnico per l’Incontinenza della Regione Veneto.

Dott. Baccichet, da cosa deriva l’incontinenza urinaria da sforzo?

Si tratta di un problema legato ad un’alterata funzione dell’uretra, che presenta sia un deficit sfinteriale sia una perdita di tono, con conseguente ipermobilità di quella porzione anatomica. La combinazione di queste due alterazioni determina la comparsa del sintomo incontinenza urinaria da sforzo.

L’incontinenza urinaria in generale ha un’incidenza circa del 25% sulla popolazione femminile. All’interno di questa incidenza, quella da sforzo presenta una percentuale più rappresentativa tra le varie forme di incontinenza urinaria. Come tutte le patologie è multifattoriale, nel senso che entrano in gioco diversi fattori nel determinismo della sua comparsa. Un fattore importante è la gravidanza e di conseguenza il parto. Una donna che ha avuto un parto spontaneo ha un rischio tre volte maggiore di una che non ha partorito, di sviluppare nel tempo un problema di incontinenza. Un altro fattore di rischio è la menopausa, con la sua carenza ormonale, che ha una ricaduta negativa anche sui tessuti pelvici. L’incidenza dell’incontinenza aumenta con l’avanzare dell’età, un picco di incidenza significativo si ha tra i 50 e i 60 anni.

Altri fattori importanti sono il fattore familiare, genetico e l’obesità. Una donna obesa ha un rischio maggiore e la terapia chirurgica ha meno efficacia. L’incontinenza urinaria da sforzo, tra le altre forme di incontinenza, è però quella con un maggiore risultato terapeutico. Gli interventi, oggi mininvasivi, hanno un tasso di guarigione che si attesta attorno all’ 85-90%.

In cosa consiste l’intervento chirurgico?

Nel posizionamento di una benderella in materiale sintetico con buona biocompatibilità, sotto una porzione ben precisa dell’uretra, detta uretra media. In questo modo si ripristina la “tonicità” uretrale con ottimi risultati di cura dell’incontinenza urinaria da sforzo.

Questo tipo di terapia chirurgica nasce nella metà degli anni ’90 con il posizionamento di benderelle lunghe circa 30-35 cm, che venivano inserite per via vaginale con degli aghi che passavano dalla vagina all’esterno della parete addominale per via retropubica. A quei tempi è stata una rivoluzione, dal momento che l’intervento anti-incontinenza era molto più invasivo e consisteva nell’apertura dell’addome, con risultati, peraltro, meno efficaci.

Questa tecnica retropubica però, poteva comportare delle complicanze anche significative quali emorragie, perforazioni intestinali ecc, nonché delle perforazioni vescicali che rendevano obbligatoria la cistoscopia durante l’intervento. Agli inizi del 2000, si è cambiato approccio e l’intervento è diventato meno invasivo. Si passa sempre con degli aghi per posizionare la benderella di circa 30 cm sotto l’uretra, dalla vagina all’esterno, radice coscia, o da questa zona esterna all’interno della vagina, ma il passaggio avviene attraverso uno spazio anatomico meno rischioso e quindi con minori rischi di complicanze importanti, che si chiama spazio transotturatorio. Questa tecnica, chiamata trans-otturatoria, è ancor oggi la più usata ed è considerata il gold standard terapeutico per il trattamento dell’incontinenza urinaria da sforzo.

Un passo ulteriore però si è fatto negli anni successivi, riducendo ulteriormente l’invasività dell’intervento. Questa più recente tecnica, ancor meno invasiva, si chiama Sling Single Incision o Minisling. Essa mantiene il concetto di base del posizionamento della benderelle sotto l’uretra media, la benderella si riduce però di dimensioni passando dai circa 30 cm ai, circa, soli 8 cm. Quindi meno materiale protesico inserito nel corpo e, inoltre, non c’è più il passaggio degli aghi attraverso interi spazi anatomici come nella via retropubica o nella via trasotturatoria, poichè il posizionamento avviene esclusivamente per via intravaginale. Usando aghi molto più corti e più sottili, la benderella viene ancorata e si ferma, senza passare completamente all’esterno a livello della radice della coscia, nella porzione più interna del forame otturatorio. Il follow up medio di queste Minisling supera ormai i 4 anni e i dati ci dicono che, nelle pazienti con forme di incontinenza urinaria da sforzo pura, i risultati sono sostanzialmente sovrapponibili a quelli della tecnica transotturatoria.

Fonte: Rivista “Sanità&Benessere”, Dicembre 2017

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La disfunzione erettile e le protesi “invisibili” https://incontinenzaimpotenza.it/la-disfunzione-erettile-le-protesi-invisibili/ <![CDATA[Alex]]> Wed, 27 Sep 2017 07:26:56 +0000 <![CDATA[News & Link Utili]]> <![CDATA[disfunzione]]> <![CDATA[erettile]]> <![CDATA[peniena]]> <![CDATA[protesi]]> <![CDATA[sicilia]]> <![CDATA[urologia]]> http://incontinenzaimpotenza.flywheelsites.com/?p=1953 <![CDATA[

Tra le cause del disturbo anche fattori di natura psicologica L'azienda ospedaliera Garibaldi di Nesima è l’unico centro in Sicilia che garantisce interventi di protesi peniena con una periodicità costante di una volta al mese, in base a un ordine di prenotazione. Il diabete, l’alcolismo cronico, le malattie renali e neurologiche, la dipendenza dal tabacco, [...]

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Tra le cause del disturbo anche fattori di natura psicologica

L’azienda ospedaliera Garibaldi di Nesima è l’unico centro in Sicilia che garantisce interventi di protesi peniena con una periodicità costante di una volta al mese, in base a un ordine di prenotazione.
Il diabete, l’alcolismo cronico, le malattie renali e neurologiche, la dipendenza dal tabacco, così come la mancanza di esercizio motorio sono le cause fisiche e fisiologiche più comuni da cui deriva l’impotenza che spesso è scatenata da fattori di natura psicologica. In questo caso i problemi sono causati da stress, bassa autostima e dal senso d’inferiorità, oltre che dalla vergogna e dall’imbarazzo a compiere l’atto sessuale.
Le statistiche dimostrano che la disfunzione erettile colpisce maggiormente le persone di una certa età, ma negli ultimi anni si sono registrati casi di impotenza nei giovani.
Questo disturbo può essere trattato con successo a qualsiasi età. Lo spiega Marco Certo, dirigente medico del reparto di urologia e andrologia dell’ospedale Garibaldi Nesima: «Tutte le fasce d’età possono soffrire di disfunzione erettile.
A provocarla, infatti, sono anche alcune patologie congenite. Le protesi sono garantite a vita e se dovesse accadere qualche inconveniente, il paziente godrà sempre di assistenza».

Dott. Certo, quando va fatta la protesi peniena?

«Quando i pazienti non rispondono alla terapia farmacologica, che sia la “pillola blu” o la terapia intracavernosa (cioè le punture nel pene prima del rapporto), perché soffrono di altre patologie.
Parliamo di malattie congenite come l’anemia mediterranea o l’emofilia che sviluppano il fenomeno di una erezione molto prolungata e priva di piacere a causa della quale vengono danneggiati in maniera irreversibile i corpi cavernosi. Esistono anche cause oncologiche, traumatiche o chirurgiche a seguito di importanti interventi all’apparato urinario o al bacino in generale».

Come funziona?

«Oggi vengono usate le protesi idrauliche tricomponenti. Una piccola pompa viene posizionata nello scroto. Premendola, il fluido che si trova in un serbatoio, viene trasferito attraverso un circuito di tubi ai cilindri che si trovano all’interno del pene. La pompa è dotata di una valvola unidirezionale che viene disattivata manualmente. I cilindri, riempendosi di fluido, si gonfiano provocando l’erezione che può essere mantenuta per il tempo desiderato.
Non appena la valvola della pompa viene disattivata, il fluido rientra nel serbatoio facendo ritornare il pene allo
stato di riposo. Per impiantare il dispositivo viene fatta un’incisione alla base del pene attraverso la quale i cilindri vengono posizionati al suo interno. Il serbatoio è localizzato nell’addome accanto alla vescica. Esso ha la semplice funzione di contenere il fluido necessario al gonfiaggio dei cilindri per il raggiungimento dell’erezione. L’intervento dura da 90 a 120 minuti. Al termine dell’operazione il chirurgo lascia l’impianto un pò gonfio e ricopre il pene con una benda. Il ricovero in ospedale dura circa 2 o 3 giorni. È un sistema assolutamente nascosto, sa della protesi solo chi ce l’ha. Il paziente non perde né la sensibilità né l’orgasmo e l’eiaculazione».

Quanti interventi eseguite in media al mese?

«Con la convenzione ospedaliera uno al mese. Ma a pagamento ne facciamo sempre molti di più. Ci sono liste d’attesa
lunghe. Chi non vuole aspettare affronterà una spesa notevole. La protesi infatti è molto costosa e non tutti gli
ospedali riescono a comprarne una al mese».
Quanto conta il parere della moglie o della compagna per l’uomo che vuole compiere questo passo?
«In genere non è valutata l’opinione della moglie ma quella dell’ “amica”. I pazienti si rivolgono a noi accompagnati dalle partner stabili, il cui ruolo sarà quello di curarli durante la degenza e la convalescenza. Ma poi…».

Autore: Pierangela Cannone
Articolo tratto da “La Sicilia”, pubblicato il 30/06/2013

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Pavimento pelvico, dalla terapia alla chirurgia https://incontinenzaimpotenza.it/pavimento-pelvico-dalla-terapia-alla-chirurgia/ <![CDATA[Alex]]> Wed, 20 Sep 2017 12:43:06 +0000 <![CDATA[News & Link Utili]]> <![CDATA[chirurgia]]> <![CDATA[pavimento]]> <![CDATA[pelvico]]> <![CDATA[terapia]]> http://incontinenzaimpotenza.flywheelsites.com/?p=1948 <![CDATA[

Il pavimento pelvico è una zona anatomica costituita da fibre muscolari che rappresenta la chiusura inferiore del bacino su cui poggiano l’utero e il retto. Quando i legamenti di questi organi si allentano o si rompono, oppure il pavimento pelvico è troppo rilassato, gli organi tendono a scendere verso il basso e si ha un [...]

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Il pavimento pelvico è una zona anatomica costituita da fibre muscolari che rappresenta la chiusura inferiore del bacino
su cui poggiano l’utero e il retto. Quando i legamenti di questi organi si allentano o si rompono, oppure il pavimento
pelvico è troppo rilassato, gli organi tendono a scendere verso il basso e si ha un prolasso. Nelle forme iniziali la
terapia riabilitativa dei muscoli pelvici è la soluzione migliore, quando invece il prolasso è di grado più severo è
necessario ricorrere alla chirurgia.

Cinque milioni di donne condividono il problema del prolasso uterovaginale, una disfunzione de pavimento pelvico legata al progressivo invecchiamento dei tessuti. La paziente tipica è una donna con più di cinquant’anni, spesso in sovrappeso. Tuttavia possono esserne affette anche donne più giovani non ancora entrate in menopausa. Ma esattamente di cosa parliamo?

Nella donna la vescica e l’utero e il retto poggiano sul pavimento pelvico, una zona anatomica costituita da fibre muscolari che rappresenta la chiusura inferiore del bacino. Questi organi sono sostenuti dai legamenti. Se non ci fossero questi sostegni, gli organi cadrebbero uno sull’altro.

È proprio quando i legamenti si indebolisco, si allungano o si rompono, oppure quando il pavimento pelvico è troppo rilassato, che gli organi tendono a scendere verso il basso all’interno della vagina fino addirittura a uscirne. Il problema può interessare la vescica (si parla di cistocele), il retto (rettocele) o l’utero (isterocele) e può accadere che i fenomeni si manifestino anche in combinazione tra loro. I sintomi possono presentarsi con consequenzialità: si parte da una sensazione di peso in vagina e dalla percezione tattile o visiva del prolasso; si manifestano inoltre problemi alla minzione e perdita involontaria di urine; aumentano inoltre la frequenza della minzione e le infezioni e spesso si verificano problemi intestinali e si presentano sanguinanti, dolore, bruciore esterni. Naturalmente compaiono anche varie disfunzioni sessuali.

Le cause del prolasso

Le cause del prolasso possono esser diverse. Ad esempio è frequente nelle donne che hanno partorito mentre è raro in quelle senza figli perché la maggior parte dei problemi si verifica durante l’espulsione del feto, quando possono prodursi lesioni muscolari o dei legamenti pelvici. Anche la menopausa può essere causa di questa patologia: il prolasso tende a manifestarsi in questo periodo perché la ridotta produzione di estrogeni determina una perdita di collagene e di fibre elastiche nei legamenti. A queste cause principali se ne possono aggiungere altre: ad esempio una predisposizione familiare o fattori che comportano un aumento cronico della pressione addominale come tosse cronica, obesità, stipsi e attività lavorative pesanti.

Dalle terapie “dolci” alla chirurgia

Nelle forme iniziali la terapia riabilitativa dei muscoli pelvici è la soluzione migliore: la chinesiterapia perineale consiste ad esempio in una serie di esercizi di contrazione e rilasciamento dei muscoli del pavimento pelvico al fine di rinforzare il sistema di sostegno degli organi. Questa tecnica non pretende di risolvere totalmente e durevolmente il problema, tuttavia i risultati sono soddisfacenti e permettono di evitare spesso l’intervento chirurgico.
La chinesiterapia è consigliabile anche nell’ottica di una terapia di prevenzione delle donne che, dopo il parto, presentano già un’incontinenza urinaria. Quando invece il prolasso è di grado più severo è necessario ricorrere alla chirurgia. «Vi sono tecniche chirurgiche mini invasive», spiega Vincenzo Mirone, Segretario della Società italiana di urologia, «che permettono di ancorare l’utero al sacro. In taluni casi è possibile inserire delle benderelle per via vaginale o attraverso il forame otturatorio che permettono di stabilizzare, senza tensione, il pavimento pelvico e l’uretra. In casi particolari è indicata l’isterectomia che consiste nella rimozione chirurgica dell’utero». La correzione del prolasso può quindi essere eseguita in centri specializzati con diversi approcci: certamente però grazie alle nuove tecniche è sempre più possibile risolvere questo problema senza ricorrere a interventi importanti come l’isterectomia,
cioè la rimozione dell’utero.

(Fonte: ufficio stampa SIU)

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Le mille cause della disfunzione erettile e le soluzioni https://incontinenzaimpotenza.it/le-mille-cause-della-disfunzione-erettile-le-soluzioni/ <![CDATA[Alex]]> Wed, 20 Sep 2017 12:35:29 +0000 <![CDATA[News & Link Utili]]> <![CDATA[cause]]> <![CDATA[disfunzione]]> <![CDATA[erettile]]> <![CDATA[soluzioni]]> http://incontinenzaimpotenza.flywheelsites.com/?p=1944 <![CDATA[

In Italia la condizione riguarda bene il 12 per cento della popolazione maschile, pari a circa 3 milioni di uomini. La percentuale di pazienti aumenta al crescere dell'età: fra i 20 e i 30 anni è pari al 3-4 per cento,oltre i 60 anni sale al 40-50 per cento. Le cause possono essere psicologiche, come [...]

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In Italia la condizione riguarda bene il 12 per cento della popolazione maschile, pari a circa 3 milioni di uomini. La
percentuale di pazienti aumenta al crescere dell’età: fra i 20 e i 30 anni è pari al 3-4 per cento,oltre i 60 anni sale al
40-50 per cento. Le cause possono essere psicologiche, come ansia da prestazione, depressione, stress, ma anche organiche, legate all’invecchiamento e alla presenza di diabete, ipertensione e obesità che ne facilitano la comparsa.

Il deficit erettile è definito come l’incapacità dell’uomo a raggiungere o mantenere un’erezione sufficiente a condurre un
soddisfacente rapporto sessuale.
In Italia la condizione riguarda bene il 12 per cento della popolazione maschile, pari a circa 3 milioni di uomini. La
percentuale di pazienti aumenta al crescere dell’età: fra i 20 e i 30 anni è pari al 3-4 per cento, oltre i 60 anni sale
al 40-50 per cento. Si ritiene tuttavia che esista un’ampia fascia di casi non diagnosticati, dal momento che meno di un
milione di italiani è in cura con farmaci per la disfunzione erettile; inoltre, si stima che in media i pazienti si
rivolgano al medico solo dopo due anni dall’inizio dei sintomi, in un caso su cinque dietro la spinta della partner.
In media si stima che il problema riguardi il 40 per cento degli europei, con un incremento del numero di casi
all’aumentare dell’età: la disfunzione erettile riguarda circa il 5 per cento dei quarantenni, il 15 per cento dei
cinquantenni e sale oltre il 50 per cento dopo i 65 anni. Il rischio di svilupparla cresce dell’8 per cento ogni anno. Le
cause possono essere psicologiche, come ansia da prestazione, depressione, stress, ma anche organiche, legate
all’invecchiamento e alla presenza di diabete, ipertensione e obesità che ne facilitano la comparsa.

Le opzioni terapeutiche
Il trattamento della disfunzione erettile è basato sull’utilizzo di farmaci specifici, chiamati inibitori della 5 fofodiesterasi (PDE5i). Il primo farmaco di questa classe, sildenafil (Viagra), è stato commercializzato nel 1998, seguito nel 2003 da altre due molecole, vardenafil e tadalafil. Soltanto di Viagra l’Italia è il secondo Paese in Europa per consumo, dopo l’Inghilterra, con oltre 86 milioni di compresse vendute in 15 anni. Nel solo 2013, sono state acquistate oltre 6 milioni di compresse, 12 al minuto. Una media di quasi una pillola blu ogni due maschi italiani over 40. «I farmaci in compressa rappresentano la rivoluzione degli ultimi 10-15 anni e sono generalmente i più utilizzati contro i problemi di erezione, con migliori risultati quando c’è ancora qualche residua attività erettiva del pene», spiega Vincenzo Mirone, Segretario della Società italiana di urologia. «Sono infatti principi attivi che non inducono l’erezione, ma la sostengono ». Nonostante questo però il 40-50 per cento dei pazienti con disfunzione erettile ancora oggi non ottiene una vita sessuale pienamente soddisfacente e abbandona la terapia entro poche settimane. Questo accade perché le aspettative dei pazienti nei confronti del trattamento farmacologico sono molteplici e non sempre le attuali pillole riescono a rispondere a tutti i bisogni. Molti pazienti ad esempio ricercano soluzioni più rapide che consentano alla coppia di vivere con più naturalezza il rapporto senza il vincolo della pianificazione. Proprio per questo gli esperti sottolineano l’importanza di avere a disposizione nuove opzioni terapeutiche contro la disfunzione erettile, con caratteristiche diverse rispetto ai tre principi attivi finora disponibili.

Il vantaggio della nuova molecola
Avanafil, l’ultima molecola commercializzata in Italia, ha dimostrato a questo proposito di essere efficace già entro 35 minuti. In termini di durata d’azione, Avanafil si pone in posizione intermedia in quanto, mentre gli altri principi attivi hanno un’emivita breve, dalle 3 alle cinque ore al massimo, oppure molto lunga, oltre 17 ore, il nuovo farmaco ha una “finestra di efficacia” intermedia, circa 6 ore dall’assunzione. Peraltro, pur appartenendo alla stessa classe degli altri farmaci in commercio, è più selettivo, ne consegue una riduzione degli effetti collaterali come cefalea, congestione nasale, vampate, disturbi visivi, mal di schiena e una minor probabilità di interazioni con medicinali e cibi.

(Fonte: ufficio stampa SIU)

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Nuovi orizzonti terapeutici per l’incontinenza da sforzo femminile https://incontinenzaimpotenza.it/nuovi-orizzonti-terapeutici-per-lincontinenza-da-sforzo-femminile/ https://incontinenzaimpotenza.it/nuovi-orizzonti-terapeutici-per-lincontinenza-da-sforzo-femminile/#respond <![CDATA[ov_admin]]> Thu, 02 Feb 2017 16:41:06 +0000 <![CDATA[News & Link Utili]]> http://incontinenzaimpotenza.flywheelsites.com/?p=1038 <![CDATA[

Dott. Roberto Baccichet Direttore struttura operativa complessa di ostetricia e ginecologia e del centro pelvico Presso Ospedale civile Montecchio Emilia -AUSL Reggio Emilia Per quanto riguarda il trattamento dell'incontinenza da sforzo nella popolazione femminile, la chirurgia miniinvasiva sta apportando benefici e soluzioni nel 90% dei casi. Il Dott. Roberto Baccichet, dall’agosto scorso Direttore dell’Unità operativa [...]

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Dott. Roberto Baccichet Direttore struttura operativa complessa di ostetricia e ginecologia e del centro pelvico Presso Ospedale civile Montecchio Emilia -AUSL Reggio Emilia Per quanto riguarda il trattamento dell’incontinenza da sforzo nella popolazione femminile, la chirurgia miniinvasiva sta apportando benefici e soluzioni nel 90% dei casi. Il Dott. Roberto Baccichet, dall’agosto scorso Direttore dell’Unità operativa di ostetricia e ginecologia di Montecchio Emilia e del suo Centro Pelvico, è uno dei principali esperti italiani in proposito. “Se parliamo di incontinenza – spiega – abbiamo a che fare con un problema dal forte impatto sociale, che colpisce il 20% della popolazione femminile di età compresa tra i 20 e gli 80 anni, e che è purtroppo sottostimato e sottotrattato. Le soluzioni esistono, ed in particolare per l’incontinenza da sforzo sono stati messi a punto interventi mini-invasivi, che si eseguono in regime di day hospital e che hanno una percentuale di successo che si aggira sull’85-90% dei casi”. Sono infatti oltre 4 milioni in Italia le donne interessate al problema dell’incontinenza urinaria, e molte di loro, nonostante le pesanti ripercussioni sulla qualità di vita, per imbarazzo e pudore non si rivolgono al medico ma si rassegnano ai pannolini, a volte trascurando e quindi peggiorando i disturbi. Quando l’incontinenza da sforzo è conclamata e molto importante, solo la terapia chirurgica può portare ad una guarigione completa e duratura nel tempo: altre terapie più conservative, come ad esempio la riabilitazione, non sono da sole purtroppo sufficienti. “La moderna chirurgia anti incontinenza inizia verso la fine degli anni Novanta ed è stata negli anni resa sempre meno invasiva – continua Baccichet. Attualmente, l’ultima frontiera della mini invasività consiste nell’applicazione per via vaginale mediante una sola incisione (Sling Single Incision), e con l’utilizzo di particolari ed appositi sottili aghi, di una benderella sintetica in polipropilene che viene appoggiata sotto l’uretra, lunga circa 9 cm, a fronte dei 35-40 cm delle benderelle utilizzate negli anni 90. Si crea così un più forte sostegno e supporto in questa area anatomica, la cui “debolezza” è responsabile dell’incontinenza da sforzo”. Ad esempio, alcune minisling, tra cui anche l’Altis di Coloplast, vista la loro ridotta invasività, possono essere eseguite in regime di day surgery con possibilità anche di essere effettuate in anestesia locale. Mara Venturini  

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Le ultime novità per il trattamento dell’incontinenza da sforzo maschile https://incontinenzaimpotenza.it/le-ultime-novita-per-il-trattamento-dellincontinenza-da-sforzo-maschile/ https://incontinenzaimpotenza.it/le-ultime-novita-per-il-trattamento-dellincontinenza-da-sforzo-maschile/#respond <![CDATA[ov_admin]]> Thu, 19 Jan 2017 15:44:25 +0000 <![CDATA[News & Link Utili]]> http://incontinenzaimpotenza.flywheelsites.com/?p=887 <![CDATA[

Dott. Danilo Bottero Vice Direttore Unità Urologia Oncologica presso Istituto Europeo di Oncologia di Milano Nell’ultimo decennio, la diagnosi sempre più precoce del tumore prostatico ha determinato un notevole incremento di pazienti sottoposti a intervento di prostatectomia radicale. Questo fatto ha sicuramente migliorato i risultati in termini di guarigione ma ha contemporaneamente aumentato le sequele [...]

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Dott. Danilo Bottero

Vice Direttore Unità Urologia Oncologica presso Istituto Europeo di Oncologia di Milano

Nell’ultimo decennio, la diagnosi sempre più precoce del tumore prostatico ha determinato un notevole incremento di pazienti sottoposti a intervento di prostatectomia radicale. Questo fatto ha sicuramente migliorato i risultati in termini di guarigione ma ha contemporaneamente aumentato le sequele funzionali di deficit erettile ed incontinenza.

In condizioni di normalità la continenza nell’uomo è garantita da due distinte unità funzionali: lo sfintere uretrale involontario e lo sfintere uretrale volontario. L’intervento di prostatectomia radicale elimina lo sfintere involontario, lasciando tutto il meccanismo della continenza a quello volontario. Indipendentemente dalla metodica chirurgica, il rischio di incontinenza urinaria da sforzo post-prostatectomia radicale a 12 mesi dall’intervento varia dal 5% al 15-20% nonostante la chirurgia robotica garantisca un recupero più rapido della stessa.

Che cosa fare in caso di fallimento della ginnastica riabilitativa post operatoria? A questo punto entra in gioco la chirurgia – dice il Dr. Danilo Bottero Vice Direttore della Unità di Urologia Oncologica presso L’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, spiegandoci quali possono essere i rimedi.

In particolare, mutuando l’esperienza ormai consolidata nell’uso di sling nell’incontinenza urinaria da sforzo femminile si è iniziato, ormai da circa un decennio, ad utilizzarle anche per il maschio.

Sono interventi mini invasi che si possono fare in day surgery anche in anestesia spinale e che sono assolutamente ben tollerati dai pazienti; In Settembre al Congresso nazionale della Società Italiana di Urologia di Firenze – continua il Dr Bottero – saranno presentati i positivi risultati relativi alla nostra esperienza con la sling Virtue di Coloplast, una rete di polipropilene (materiale che si integra con i tessuti), che presenta una parte centrale e quattro braccia, e garantisce, grazie alla sua conformazione un duplice effetto: compressivo e di sollevamento dell’uretra, ripristinando così la continenza.

Il follow – up a 12 mesi dall’impianto dei pazienti, accuratamente selezionati sulla base di una incontinenza urinaria da sforzo lieve e moderata e non radio trattati ha mostrato una risoluzione completa in circa il 95% dei casi.

Mara Venturini

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